Mindfulness e lutto

Soffrire per la morte di una persona cara è come essere gettati in un fiume in piena, in balia di emozioni potenti e contradditorie.
Ci sentiamo trascinare sotto la superficie della nostra vita, in acque oscure dove ci manca il respiro. Lottiamo disperatamente per risalire a galla.
Nel momento in cui ci arrendiamo, siamo trasportati verso una nuova destinazione. Una volta emersi, approdiamo a riva con occhi diversi ed entriamo nella pienezza della vita”
Queste sono parole di Frank Ostaseski, fondatore, direttore e insegnante del Zen hospice project di san Francisco dal 1987, dal suo libro “Saper Accompagnare”, in cui ci offre molti spunti di riflessione su come accompagnare i morenti e il lutto.
L’essere umano costruisce la propria identità̀ su ciò che ama, sugli affetti, sulle emozioni, sui sentimenti, sui progetti da realizzare, su un senso di continuità̀ e stabilità, e l’incontro con la perdita di una persona cara ci pone molto spesso di fronte a una rottura con tutto questo.
Il lutto più di ogni altra esperienza di vita segna uno spartiacque nel percorso evolutivo di ciascun individuo.
Quando il nostro cammino è segnato da questo evento, specialmente se il lutto riguarda un famigliare, sentiamo e assistiamo ad un prima e un dopo.
Le emozioni ci dominano e i pensieri su ciò che avremmo potuto fare ci sovrastano e molto spesso per cercare di soffrire meno, proviamo a negare o a dominare con la razionalità ciò che proviamo, con il risultato a volte di annegare sempre di più nel dolore oppure al contrario di “chiudere i rubinetti” e rimanere congelati nel dolore stesso.
Invece Ostaseski ci invita ad “arrenderci” difronte al dolore del lutto, a lasciare andare il dolore in modo da poter essere trasportati, attraverso l’elaborazione del dolore stesso, verso l’altra sponda e poter riprendere la nostra vita.
Nel processo del lutto ci accostiamo a parte di noi a cui in passato non avevamo accesso ma se accompagnati dalla luce della consapevolezza, l’itinerario del lutto può diventare un cammino verso una trasformazione
Ma cosa vuol dire arrendersi? lasciare andare?
La mindfulness, con le sue pratiche di consapevolezza, ci insegna a famigliarizzare con il dolore, ad aprirci alle nostre ferite, alla nostra gioia, alla nostra impotenza, a coltivare “una mente che ascolta”, in modo da poter prendere maggior confidenza con l’esperienza sentendoci meno impressionati e spaventati da ciò che sentiamo.
La mindfulness aiuta a non sfuggire la sofferenza, insegna a fermarsi e ad ascoltare in modo da lasciarsi incuriosire dall’esperienza, e più siamo disponibili a fare consapevolmente esperienza del dolore, più nascono in noi compassione e gentilezza.
l’attenzione sostenuta della consapevolezza, ci aiuta a scioglie i meccanismi di difesa e ad allentare i vecchi nodi psicologici.
L’’attenzione affettuosa verso noi stessi consente di cominciare ad accogliere il dolore, i pensieri, le sensazioni fisiche, la turbolenza emotiva a lungo respinta e per la quale non c’era posto trovando nella consapevolezza uno spazio che può contenerli. (Ostaseski 2005)
Non c’è un modo giusto o migliore per affrontare un lutto; il lutto investe totalmente l’uomo e il dolore che si sperimenta non si supera, si può̀ solo vivere interamente ed esserne trasformati. Nessuno può sottrarsi dall’esperienza della sofferenza e della morte, propria o altrui, e per poter diventare compagni compassionevoli nel viaggio della vita è importante familiarizzare con il territorio (Ostaseski, 2011).

Mindfulness e lutto
Per maggiori informazioni

Dottoressa Isabella Bonapace 
Psicologa Psicoterapeuta della Gestalt

mindfulness interpersonale torino
Open chat
Buongiorno
come posso esserle utile?